DANIELE CAVALLANTI A WORLD OF SOUND
A WALL OF SOUND
A wall of Sound è il terzo album del gruppo e fa seguito ai precedenti A World of Sound Quartet (2014) e Shadows (2019). Il repertorio comprende due composizioni originali di DANIELE CAVALLANTI: S.O.S. dedicata a John Surman, Mike Osborne e Alan Skidmore e Downtown Braxtown dedicata a Anthony Braxton. L’album contiene inoltre due brani del periodo classico di Wayne Shorter: Armageddon e Charcoal Blues, entrambi tratti dall’album di Shorter Night Dreamer (Blue Note, 1964) e Street Woman di Ornette Coleman da Science Fiction (1972) e un arrangiamento dello stupendo brano di Carla Bley Jesus Maria (scoperto grazie alla delicata versione del Jimmy Giuffre trio compresa in Fusion del 1961).
DANIELE CAVALLANTI sassofonista e compositore milanese, classe 1952, è attivo sulla scena nazionale ed internazionale dal 1970, co-leader, insieme al batterista Tiziano Tononi, della storica band Nexus, è tra i membri fondatori della celebrata Italian Instabile Orchestra.
FRANCESCO CHIAPPERINI Dopo il diploma in clarinetto ottenuto all’Istituto Gaetano Donizetti, ha iniziato lo studio del sassofono contralto con Daniele Cavallanti specializzandosi in numerosi seminari ed entrando nel Milano Contemporary Art Ensemble e temporaneamente in una delle prime formazioni dei Nexus. Oggi svolge un’intensa attività concertistica come leader di numerose formazioni di jazz contemporaneo. (WE3, Transmigration, Intalian Jazz Mottetto and 900 Strings e, come sideman, del sestetto di Andrea Ciceri Esatomic e Antonio Bonazzo AB Quartet).
GIANLUCA ALIBERTI (1967) è un bassista forte, creativo e potente, nella tradizione di maestri come Jimmy Garrison e Charlie Haden, ed è oggi uno dei bassisti acustici più richiesti dell’area Milanese. Collabora di frequente con il batterista Toni Boselli con cui costituisce una delle più apprezzate sezioni ritmiche del jazz contemporaneo in Italia. Oltre ad essere membro stabile del gruppo A Wall of Sound di Daniele Cavallanti è membro attivo anche della Ferdinando Faraò Archipel Orchestra e dei gruppi di Dino Betti Van der Noot. Ha al suo attivo numerose registrazioni discografiche come accompagnatore.
TONI BOSELLI (1969) diplomato al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano è uno dei percussionisti più versatili della scena jazz contemporanea. Oltre ad essere membro della formazione di Cavallanti, e membro del Trio della pianista Federica Cerizza, è molto attivo come musicista free lance.
Le Collectif TANGO NEGRO Ensemble
Tribute to JUAN CARLOS CÁCERES
Questo doppio album nasce dall'esigenza di rendere omaggio a Juan Carlos Cáceres (1936-2015), precursore di un originale genere popolare basato sulla storia e sulle origini più profonde dell'africanità del tango. Sedotto dal jazz, dalla "historia negada", dal candombe, dalla milonga, dalle murgas e da tutti i ritmi che hanno radici nella musica "afro-porteña" dell'estuario del Rio de la Plata, ha formato un'estetica personale nel suo modo di tocàr e contàr. Non ha nulla a che vedere con la trasmissione etno-musicale ma invece con la costruzione di un linguaggio che ci introduce nel profondo della cultura argentina. La sua musica respira tra le strade di Buenos Aires e i suoi testi sono utilizzati, nelle tesi di sociologia nelle università del vecchio continente, per il suo profondo contenuto sociale. Alcuni dei suoi classici (come Tango Negro, Toca Tango) vengono ascoltati e ballati nelle milonghe dei cinque continenti. Questo tributo è un invito a rivisitare la storia di questa musica, la cultura di un popolo, la critica sociale e la rivendicazione delle origini africane che penetrarono in Sudamerica attraverso gli schiavi, i marinai e poi gli immigrati europei che sbarcarono, con il loro tocco mediterraneo, nei porti di Buenos Aires e Montevideo, dando vita a quel sincretismo culturale unico che unisce le due città. L'album riedita temi come Toca Tango, Tango Negro, Dársena Sur, La Maga ispirati dal libro Rayuela di Julio Cortazar tra gli altri, includendo anche composizioni inedite dello stesso Cáceres, scritte insieme a Carlos "Tero" Buschini, bassista, ideatore e arrangiatore di questo progetto. "Tero" Buschini ha fatto parte del Tango Negro Trio, insieme a Juan Carlos e Marcelo Russillo per più di 15 anni, suonando dall'underground parigino di Rue Rochechuard 7, ai migliori festival in tutta Europa, Canada, Giappone, Turchia, Israele e altri angoli del mondo, creando e presentando con Cáceres la musica che sarà apprezzata in questo album. Questo tributo ha una "geometria variabile", frase che lo stesso Cáceres pronunciava spesso: trio, quartetto, quintetto o formazioni più ampie. Questo ensemble variabile abbraccia le caratteristiche essenziali della musica del maestro, navigando attraverso le acque torbide di entrambe le sponde del Río de la Plata per incontrare l'anima dell'amato e indimenticabile Juan Carlos. L’album riunisce grandi musicisti della scena internazionale della world music, del tango e del jazz. Tutti hanno aderito al progetto per l’affetto e l’ammirazione che provano per la musica di “El Gordo” dando vita a Le Collectif TANGO NEGRO Ensemble. Tra gli ospiti internazionali: Horacio Burgos, Sedef Arçetin, Daniel Melingo, Chino Laborde, Olivier Manoury, Minino Garay, Natalio Mangalavite e molti altri. Tra gli ospiti italiani: Flaco Biondini, Paolo Fresu, Peppe Servillo, Fausto Becalossi, Javier Girotto e tanti altri.
ITALIAN INSTABILE ORCHESTRA
PLAYS ELLINGTON
Un nuovo capitolo nella discografia dell’ITALIAN INSTABILE ORCHESTRA è già di per sè una notizia sufficientemente intrigante, considerata la risonanza che questa compagine tutta italiana ha sempre avuto sulla scena internazionale, se poi per la prima volta nella sua lunga storia l’orchestra affronta un repertorio non auto prodotto, ma legato alla grande tradizione della storia del jazz, questo diventa un motivo di ulteriore interesse. Di più, se l’oggetto dell’interesse dell’indagine è costituito dalla musica di un’icona come Duke Ellington, il livello della curiosità sale in modo esponenziale!
E dunque eccoci di fronte a questo “Plays Ellington”, un live registrato in Portogallo nel 2013, in cui per l’appunto l’Instabile si cimenta, grazie al lavoro di Giancarlo Schiaffini, arrangiatore e direttore per l’occasione, con alcune pagine immortali del Duca, naturalmente rimodellate e fatte proprie da una compagine che a quel punto della propria avventura aveva non solo abbondantemente maturato una cifra stilistica altamente originale, ma aveva anche acquisito la capacità di trasformare in qualcosa di “proprio” ogni materiale che le era stato sottoposto. Dalla musica di Braxton a quella di Cecil Taylor, da Willem Breuker a Keith Tippet, per arrivare per l’appunto fino a Duke Ellington. Ancora una volta l’Instabile sorprende per capacità, varietà di soluzioni e freschezza dell’approccio, e ci consegna un nuovo documento sonoro, tanto instabile quanto inaspettato. Lunga vita all’ITALIAN INSTABILE ORCHESTRA!!
Big Dave
Figlio della luna
Ecco il primo lavoro discografico in veste da solista di big Dave, artista italo-congolese di assoluto talento. Figlio della Luna contiene un repertorio di brani inediti che hanno come matrice l’R&B e l’Afrobeat in lingua italiana, con curiose finestre aperte sulla musica urban e le sonorità world con testi e ritmi di grande coinvolgimento. Figlio della Luna si inserisce tra quelle nuove produzioni che vedono in Italia artisti “meticci” - di generazione mixata - vivere la musica afro e afroamericana con cui sono cresciuti o a cui fanno libero riferimento identitario, disegnando nuove forme della canzone italiana, attraverso un sound moderno e un live che cattura l’attenzione generale. Big Dave è nato a Roma da madre italiana e padre della Repubblica Democratica del Congo. Un incontro culturale e di passioni che si esprime attraverso uno stile musicale legato alle radici della black music che racconta mondi in dialogo. Un mix di geni e di vibrazioni, così sintetizzato dall’artista: “You are the sunshine of my life di Stevie Wonder è la canzone della mia infanzia. Mia madre la cantava come ninna nanna. Avevamo casa alla Garbatella ma mi sembrava di vivere in ogni angolo del mondo”. Così comincia la passione per la musica che lo porta con naturalezza a frequentare i suoni del soul e della black music e che lo invitano a viaggiare per arricchire il suo bagaglio musicale. E nel triangolo Londra, New York, Roma, prende forma una onda sonora di composizioni che vanno a definire il repertorio attuale: intriso di sperimentazione e di R&B più classico, Afrobeat, Rap. Il nuovo progetto “Figlio della luna” ha un sound R&B originale con cui Big Dave sta entrando con forza “in scena” anche nella versione live accompagnato da una band multiculturale.
TIZIANO TONONI
LANDSCAPES VOLUME 1 (Songs in Opposition)
Landscapes…panorami, orizzonti, aperti, ispirati dalla grandezza dei luoghi e di chi li ha abitati da sempre - i Nativi Americani -, ma anche dalla parte più responsabile e schierata di coloro che, pur appartenendo al popolo invasore che arrivò dal mare, avevano deciso di prendere posizione a favore degli ultimi, dei poveri, dei reietti del sistema America, e di sostenere le loro cause e le loro rivendicazioni, di qualunque colore fossero: bianchi, neri, ispanici o indiani. Con questo in mente, TIZIANO TONONI ha voluto mettere mano ad un repertorio che in parte è quello della sua formazione e in parte una scoperta successiva, di brani dalle tematiche inequivocabilmente “sociali”. Da Woody Guthrie, che cantava della Dust Bowl negli anni ‘30 e dei deportees messicani impiegati come schiavi a raccogliere la frutta in California negli anni ‘40, a Joni Mitchell e Neil Young, che da canadesi cantano di storie Native Americans, passando da John Trudell, Santee Lakota cui l’FBI ha sterminato la famiglia a causa della sua attività politica; agli “indiani d’Europa”, gli irlandesi, che rappresentano una delle matrici più importanti e presenti nel folklore americano, nel nostro panorama rappresentati da Van Morrison e Sinèad O’Connor. Un fronte musicale variegato, interpretato musicalmente con una libertà espressiva che solo i musicisti che hanno il jazz nel loro DNA sono in grado di esprimere e nel realizzarlo Tiziano Tononi si è avvalso della collaborazione di persone sensibili, alcuni vecchi e nuovi amici, con cui ha sviluppato grande sintonia, condividendo sia la musica che i valori o i messaggi che essa veicola. I giovani Margherita Carbonell, Alessio Premoli e Chantal Antonizzi formano il nucleo centrale attorno al quale un gruppo di ospiti (Daniele Cavallanti, Riccardo Luppi e Paolo Botti) contribuiscono a creare un set di canzoni varie e intriganti, che coprono un vasto "territorio" di espressioni musicali. La visione complessiva e la libertà con cui Tononi ha scelto di reinterpretare questi materiali rappresentano una nuova e originale fase della sua produzione, nella quale egli persegue la sua visione su quale dovrebbe essere il ruolo sociale dell'artista nella società odierna. La musica qui contenuta condivide un messaggio di resilienza, resistenza e speranza in un futuro presente senza ingiustizie sociali, povertà, razzismo, fame e guerre. Naturalmente sappiamo tutti che questa è quasi un'utopia, ma se non gli artisti, chi dovrebbe cercare di risvegliare le coscienze delle persone oggi?
VAI ALLA SCHEDA DEL DISCO https://www.felmay.it/collections/5240
VIRGINIA NICOLI
TARAMANDAL
Il modo di suonare il bansuri (flauto indiano di bambù) di VIRGINIA è caratterizzato da uno stile vocale raro e unico, ottenuto attraverso molti anni di studi dedicati al Dhrupad su questo strumento, riuscendo a combinare la fluidità del flauto di bambù con le qualità profondamente meditative e risonanti dell'antica tradizione vocale Dhrupad, creando un suono melodioso e unico nel suo genere. In Taramandal VIRGINIA NICOLI fonde tradizione e innovazione, esplorando nuove melodie e ritmi non comunemente presenti nello stile Dhrupad, creando un'esperienza musicale ricca ed espansiva. Questo è il secondo album dopo il suo debutto, una performance di un'ora dedicata a un singolo Raga tradizionale che mostra la profondità e la bellezza meditativa del Dhrupad. Ogni composizione di Taramandal (che significa costellazione) è esattamente una costellazione musicale che intreccia il ronzio senza tempo della Tanpura con il suono del flauto di bambù indiano, il bansuri, e le percussioni dell'India settentrionale tabla e pakhawaj. Sebbene radicati in Raga indiani come Bhimpalasi e Asavari That, alcuni brani si avventurano in scale inesplorate, creando un'armonia che trascende i confini. Il libretto presenta le riproduzioni di quattro opere celesti create da Martina Stuflesser, Lovisa Burfitt, Satabdi Hati e Linda Jasmin Mayer, ognuna delle quali accompagna ciascuna composizione.
KENGO SAITO - JAPANISTAN TRIO -
DOUCE ERRANCE
Sorprendentemente, il suono del rubâb che per secoli ha animato le valli afgane, si sposa perfettamente con le melodie giapponesi, così lontane eppure così vicine. KENGO SAITO inizialmente trasferitosi in Francia per studiare arte, si è presto reso conto che « scolpire » melodie appagava la sua vera natura artistica. Dopo lo studio della musica classica dell’India del nord (sitar e tabla), si è avvicinato alla musica afgana attraverso lo studio del rubâb. Oltre quindi ad affrontare repertori indiani ed afgani, ha collaborato con un’ampia varietà di artisti di diversi stili musicali e differenti tradizioni. Fra gli altri con la Hangzhou e Shenzen Philharmonic Orchestra, Orange Blossom, la svedese Thérèse, il maliano Ballaké Sissoko, il vietnamita Huong Thanh, la greca Xanthoula Dakovanou, il turco Gülay Hacer Toruk, Odo Ensemble di Claire Mérigoux, Yaping Wang suonatore taiwanese di Yanqing, il chitarrista Jazz Nguyen Lê, etc.. Per KENGO, iniziare a suonare alcuni brani della tradizione giapponese con il rubâb, è stato un passaggio naturale e, sorprendentemente, il risultato fu un suono che poteva ritenersi a metà strada fra koto e shamisen (strumenti a corda giapponesi). KENGO iniziò quindi un nuovo percorso di ricerca creando un ponte musicale fra queste due culture. (Il suo precedente album, in solo, si chiama Japanistan). Molte musiche tradizionali modali condividono scale simili in quasi tutta l’Asia e a volte si sono sviluppate anche in Africa. Esistono infinite possibilità di associare e ricreare forme musicali ispirate a queste diverse tradizioni. La combinazione di questi strumenti appare così naturale quasi da sembrare che abbiano da sempre suonato assieme. Con questo album, concepito come JAPANISTAN TRIO, prende vita un’unica identità musicale pur essendo evidenziato il suono distinto di ogni strumento. Lo shakuhachi introduce il brano con l’inconfondibile suono del bamboo giapponese, grazie ad una tecnica speciale di respirazione che presenta un’ampia sfera di sfumature tonali, mentre il suono percussivo di daf e tombak aggiungono rigore persiano e una dimensione mistica. Oltre agli arrangiamenti del repertorio classico e popolare giapponese e afgano, le composizioni originali di questo album offrono strutture ed espressioni diverse, consentendo libertà all'interno delle sezioni di improvvisazione. Come bonus, il pezzo “La Polonaise” da BWV 1067 di J.S. Bach, presenta una sfida unica nell'interpretare la musica classica occidentale basata sull'armonia preservando il carattere modale nell'arrangiamento. L’idea nacque quando il Japanistan Trio fu invitato a uno dei festival Bach più prestigiosi in Francia, “Passe Ton Bach d’Abord”, a Tolosa nel 2020. www.kengosaito-music.com Il flautista francese SUIZAN J.F. LAGROST ha studiato flauto a Mulhouse e Parigi, vincendo diversi concorsi nazionali ed internazionali. Esegue repertori che spaziano dal barocco alla musica contemporanea, dal jazz all'improvvisazione. Ha inoltre studiato musicologia all'Università della Sorbona, dove ha conseguito un DEA in musica del XX secolo. Ha iniziato lo studio del shakuhachi nel 2000 con il Maestro Sōzan Kariya (stile Tozan). Da allora ha completato il suo apprendistato incontrando maestri di diverse scuole. La diversità delle sue competenze lo porta ad apparire in una varietà di contesti musicali: recital di flauto, come solista con grandi ensemble classici così come con i migliori musicisti tradizionali sui palcoscenici europei e non solo. Suizan insegna sia flauto da concerto che shakuhachi nei conservatori di Le Kremlin-Bicêtre e Gentilly vicino a Parigi. Nel 2013, ha pubblicato con Felmay un CD di musica tradizionale giapponese intitolato "Kyoku" con la suonatrice di koto Mieko Miyazaki. Rappresentante ufficiale della scuola ShinTozan-ryū in Francia dal 2023, gode di una carriera internazionale nei repertori tradizionali, contemporanei o misti. www.flute-shakuhachi.com Nato a Teheran, ERSHAD VAEZTEHRANI si è formato nella musica classica persiana con maestri come Bahman Rajabi e Farbod Yadollahi per il tombak, Erfan Beomidehagh e Bijan Kamkar per il daf. Laureato in contrabbasso presso la Facoltà di Musica dell'Iran University of Art di Tehran, ha proseguito gli studi in Francia presso il Conservatoire à Rayonnement Régional de Paris dove ha studiato ha conseguito il diploma di concertista nel 2018. Oltre agli studi di performance, ha conseguito un Master in Musicologia nel 2020 presso l'Università della Sorbona. Membro dell'Ensemble Barocco di Toulouse dal 2017, si esibisce anche in diversi ensemble come La Fenice, Musica Vera, Musica Antiqua Mediterranea, Ludi Musici, in varie sedi prestigiose. La sua passione per la trasmissione della sua arte lo porta a insegnare percussioni persiane nei conservatori della regione parigina, e sul palco suona regolarmente con musicisti classici iraniani in Francia e all'estero. Il daf è un grande tamburo a cornice con anelli di metallo fissati all'interno lungo il telaio. La sua imponente presenza e versatilità permettono al suonatore di variare i suoni, spaziando dai colpi profondi alle leggere vibrazioni degli anelli metallici. Tradizionalmente appartiene alla musica sufi persiana e nelle cerimonie mistiche è considerato uno strumento sacro capace di elevare lo spirito attraverso la ripetizione di schemi ritmici ipnotici. Popolare tra i vari stili di musica iraniana, oggi è utilizzato anche nella musica moderna e contemporanea in diverse tradizioni.
CAMILLA BARBARITO
CARGO SENTIMENTO POPOLARE D'ASSALTO
Il nome dell’ensemble è nato durante le frequenti incursioni della band nel contesto dei quartieri periferici della città di Milano, reso possibile dalla presenza delle cargo bike di Share Radio, una radio metropolitana nata a Baggio, nell’hinterland della città. Ne è nato un sound system eco sostenibile che trasforma i cortili in zone di musica e cultura. La band si rivolge quindi a tutti coloro che vedono nella musica una possibilità di espressione e incontro tra persone e culture. Questo sound meticcio si nutre del grande eclettismo di tutti e quattro i componenti, che spaziano stilisticamente in varie e diverse direzioni. Non mancano aspetti psichedelici e sperimentazione, coerentemente con l’idea del live come rito laico e momento comunitario. CAMILLA BARBARITO è una cantante e performer milanese classe1978 che si è formata attraverso un percorso di teatro sperimentale e canto, grazie anche ad alcune giovanili tournée in Africa Sub-Sahariana e la conseguente scoperta delle culture extra-europee. Collabora con numerosi ensemble musicali, portando avanti una propria ricerca in ambito world music e come vocal-performer e talvolta come attrice, all’interno di spettacoli e concerti di natura sperimentale. Fra le varie collaborazioni ricordiamo Vladimir Denissenkov, Ivana Monti, Jovica Jovic, Paolo Rossi, Roberta Torre, Agon, Teatro delle Moire, Duccio Bellugi del Theatre du Soleil, Nema Problema Orkestar, Musicamorfosi, Teatro Menotti, Renata Ciaravino, Renato Gabrielli, Fondazione il Lazzaretto, Rapsodija Trio, Valentina Picello, Olinda, Seton Hall University, New Jersey. Con Felmay Records ha inciso due dischi a proprio nome che coinvolgono circa trenta strumentisti con cui ha ottenuto significativi riscontri internazionali nell’editoria e radiofonia specializzate. Ha prodotto le musiche per alcuni spettacoli teatrali tra cui il Mistero Buffo di Lucia Vasini prodotto da Teatro Menotti. Nella pluriennale carriera ha vinto diversi riconoscimenti sia in ambito teatrale che musicale. E’ spesso ospite di Radio Popolare e della trasmissione Piazza Verdi di Rai Radio Tre. E’ l’ideatrice del personaggio Nina Madù, che insieme alla band le Reliquie Commestibili si è fatto apprezzare nell’ambito indipendente. Con Paolino Dalla Porta è ideatrice di Le tue parole all’improvviso, performance di improvvisazione radicale basato su testi del pubblico. Insieme a Fabio Marconi è direttrice artistica della rassegna musicale La Cura di Dioniso . Da vent’anni conduce laboratori di formazione sul tema dell’espressività e della vocalità e dirige il Coro Voci di Donne del Parco Trotter e il Coro di Voci Singolari con pazienti psichiatrici dell’Ospedale Santi Paolo e Carlo. Ha condotto laboratori nella scuola pubblica, in Università, nei più vari contesti e all’interno di campi Rom.
TIZIANO TONONI EMANUELE PARRINI
OTHER INTERACTIONS ON JULY 5TH...
TIZIANO TONONI Nato a Milano in 1956, inizia a suonare la batteria in in gruppi rock e dalla metà degli anni '70 si avvicina progressivamente al jazz nelle sue varie forme. Nel 1978 incontra il percussionista americano Andrew Cyrille, con il quale inizia a studiare a New York e, successivamente, sia negli Stati Uniti che in Europa. Nel 1981 fonda con il sassofonista Daniele Cavallanti il gruppo Nexus, band che si fa conoscere in Italia e in Europa attraverso la partecipazione a concerti, spettacoli e festival internazionali. È inoltre membro fondatore dell'Orchestra Italiana Instabile, con la quale ha suonato nei maggiori festival internazionali. Ha registrato per ECM, Enja, Leo Records, Black Saint, Soul Note, Splasc(h), Red Record e LongSong e ha vinto numerosi premi della critica, nazionali e internazionali. Ha isuonato e/o registrato con Tiziana Ghiglioni, Gianluigi Trovesi, Roberto Ottaviano, Dino Betti Van Der Noot, Giancarlo Schiaffini, Enrico Rava, Muhal Richard Abrams, Pierre Favre, David Friedman, Dave Liebman, J, Oliver Johnson, Maggie Nicols, Andrew Cyrille, Barre Phillips, Mark resser, Ray Anderson, Steve Lacy, Dewey Redman, Tony Scott, William Parker, Cecil Taylor, Glenn Ferris, Mark Dresser, Herb Robertson, Steve Swell, Joe Fonda, Jaimoe, Roswell Rudd. Con l'album Nexus Call for a New Life (Felmay 2022) ha vinto il premio alla carriera della rivista Musica Jazz (Italia). EMANUELE PARRINI sta diventando un punto di riferimento nell'innovazione del linguaggio improvvisativo al violino. Impegnato su più fronti, condivide le esperienze di numerosi gruppi di diverso orientamento musicale, dall'Orchestra Italiana Instabile, ai Dinamitri Jazz Folklore, ai gruppi di Tiziano Tononi e Daniele Cavallanti e vanta un numero impressionante di collaborazioni: Cecil Taylor, Amiri Baraka, John Tchicai, Anthony Braxton, William Parker, Butch Morris, Marc Ribot fra gli altri.
GUO GAN, HUONG THANH, FUMIE HIHARA
Three Perfumes
Guo Gan compositore virtuoso di Erhu, è stato il primo musicista folk cinese a vincere numerosi premi internazionali, tra cui la Medaglia di Cavaliere delle Lettere e delle Arti della Repubblica Francese conferitagli nel 2015. Guo Gan ha conseguito una laurea in musica (in Erhu) presso il Conservatorio di musica di Shenyang e un master presso la Scuola Nazionale i Musica di Fresnes a Parigi. Ha partecipato a oltre 3000 concerti in più di 100 paesi, ha pubblicato più di 90 album, integrandovi ricchi elementi, tra cui e, classica europea, jazz, balletto, opera, moderna e pop. I suoi lavori sono presenti in molti film cinesi e occidentali, come KungFu Panda 3, Shaolin e L'Idole, Astérix et Obélix: L'Impero ...fra i tanti. Ha suonato nelle più importanti sale da concerto del mondo come il Carnegie Hall di New York., il Lincoln Center e il Golden Hall di Vienna...Ha lavorato con una lunga lista di musicisti molto amosi, tra cui Lang Lang e Hans Zimmer .Yvan Cassar ,Didier Lockwood .Gabrel Yared .Stromae. Jean-François Zygel...e ha una ricca esperienza lavorativa con orchestre come l'Orchestra Sinfonica Nazionale di Parigi. New York e Cina. HUONG THANH, Proveniente da una famiglia di rinomati musicisti tradizionali (suo padre Huu Phuoc era uno dei migliori cantanti dello stile di canto Cai Luong) la cantante si è formata in teatro e canto tradizionale fin dall'età di 10 ann e ha iniziato ad esibirsi sul palco all'età di 16 anni. Nel 1995, ha incontrato il chitarrista Nguyên Lê che l'ha introdotta nel mondo del jazz. La loro collaborazione ha dato vita a diversi album unici di musica tradizionale vietnamita mescolata con il jazz che hanno avuto un grande successo. Huong Thanh si è esibita nei più importanti festival in Francia, Germania, Svizzera, Austria, Svezia, Italia, Portogallo, Stati Uniti, Uruguay, Regno Unito, Taiwan, Cina e Vietnam. Vincitrice del World Music Prize di Radio France Musique, ha prodotto numerosi spettacoli di grande successo con artisti vietnamiti e Internazionali. Apprezzata suonatrice di koto e shamisen, FUMIE HIHARA offre un approccio innovativo che esplora le tradizioni strumentali giapponesi. Le sue performance di Koto sono molto personali ed estendono audacemente i limiti abituali, unendo innovazione e flessibilità, una combinazione che ha raccolto ampi consensi. All'età di 17 anni, ha stabilito un record come la più giovane suonatrice di koto riuscita ad ottenere la licenza di insegnante. Successivamente si è laureata all'Università delle Arti di Tokyo, specializzandosi in musica giapponese. Fumie è stata ospite prestigiosa di numerosi festival in tutta Europa e in Giappone. Le sue collaborazioni abbracciano generi diversi come il jazz, l'hip hop, la danza contemporanea e il teatro. Dal 2006, coltiva la sua carriera internazionale a Parigi, il tutto continuando ad insegnare agli studenti le tradizioni secolari della sua arte.
ÈL BÉS GALILÌ
Requélie
Requélie in dialetto bresciano significa “reliquie”, un titolo arcano, di forte suggestione, che vuole rimarcare l’intento di togliere dall’oblio, dopo più di quarant’anni, la musica di Èl Bés Galilì, raccogliendo in un’unica edizione “definitiva”, sia le 11 tracce registrate in studio dell’album eponimo Èl Bés Galilì (1980), riconosciuto dalla critica come uno dei prodotti discografici più significativi del folk italiano di quegli anni, sia una selezione di 12 brani registrati in tre dei tanti concerti tenuti dal gruppo nel 1981, che bene documentano la coinvolgente dimensione dal vivo del gruppo in una delle più intense stagioni del folk revival italiano. Fondato nel 1975, con la denominazione Il Paese delle Meraviglie, da quattro giovani musicisti bresciani accomunati dalla passione per la musica acustica di matrice tradizionale, Bernardo Falconi, Guido Minelli, Marisa Padella e Placida Staro, affiancati a partire dal 1977 da Luisa Pennacchio, il gruppo nasce assorbendo le varie influenze del genere folk di quel tempo, da quello più “psichedelico” degli Incredible String Band, dai gruppi di revival inglesi e francesi, all’esperienza italiana dell’Almanacco Popolare e, non ultimo, della musica antica. Il gruppo svolge per un triennio un’intensa attività concertistica, soprattutto in area lombarda, prima di mettere in cantiere, nel 1978, quella che sarebbe stata, con la nuova denominazione dialettale, Èl Bés Galilì (Il Serpente Galletto, animale magico-fantastico della tradizione popolare del territorio bresciano) - adottata nel corso del 1979 per rimarcare l’ormai prevalente orientamento verso la reinterpretazione della musica vocale e strumentale della tradizione bresciana - la sua unica produzione discografica, edita con vivo successo nell’aprile 1980. Dopo la pubblicazione dell’LP l’attività di Èl Bés Galilì continuerà per un altro biennio, avvalendosi dapprima, nel 1980, della collaborazione di Giuliano Illiani, fondatore e leader del Canzoniere Popolare Tortonese, e quindi, nel corso della stagione concertistica 1981, del chitarrista bresciano Giuseppe Casciotta, per chiudersi definitivamente, a distanza di sette anni dalla fondazione del gruppo, agli inizi del 1982.
SOMA
SOMA
Il tanbur è il liuto sacro dello Yarsanismo, una religione sincretica di origine medievale che combina elementi di misticismo islamico con pratiche e credenze pre-islamiche. Tra i suoi usi principali spicca l'accompagnamento musicale del raduno mistico noto come Jam, dove un complesso rituale alterna il canto corale alla condivisione di pasti specifici, prima consacrati come offerte cerimoniali, poi consumati. L'idea del sacrificio per ingestione trova il suo archetipo nel Soma delle scritture vediche, la bevanda apportatrice di salute e immortalità che l'eroe assume per prepararsi al suo compito. Il simbolismo del Soma rivela così la concezione della vita come ciclo di distruzione e rinnovamento: ciò che viene divorato va a costituire il nutrimento necessario all'atto creativo. Il nostro Soma in questo caso è lo studio dei repertori musicali e dei linguaggi dell'area indo-persiana da cui scaturiscono queste composizioni originali intervallate da lunghe improvvisazioni introduttive che dei modi melodici su cui le composizioni si basano anche nelle loro matrici tradizionali conservano alcuni aspetti specifici. PEPPE FRANA Appassionato fin dalla giovane età della musica rock americana e d'oltreoceano, divenne rapidamente l'incubo dei migliori insegnanti di chitarra elettrica della zona. A 20 anni era abbagliato dall'interesse per la musica modale extraeuropea. Grazie al lavoro di Ross Daly ha intrapreso lo studio dell'oud turco e altri cordofoni suonabili a plettro, facendo frequenti viaggi in Grecia e Turchia. Lì visita alcuni dei maestri più rinomati: Yurdal Tokcan, Omer Erdogdular, Murat Aydemir, Daud Khan Sadozai e lo stesso Ross Daly. Un incontro con i membri dell'Ensemble Micrologus ha ispirato il suo interesse per la musica medievale europea e il liuto a plettro diventando presto uno dei solisti più apprezzati e insegnanti specializzati nel repertorio italiano del Duecento. Nel 2013 ha studiato liuto medievale presso la Schola Cantorum di Basilea Svizzera sotto la guida di Crawford Young, segnando la sua prima esperienza di studio musicale accademico. Ha una laurea con lode in filosofia presso l'Istituto Universitario di Napoli. Collabora regolarmente con numerosi artisti e progetti musicali del mondo antico, orientale e non classico tra cui l'Ensemble Micrologus, Ensemble Calixtinus, Cantsilena, Christos Barbas, Ross Daly, Vinicio Capossela, Radiodervish, Angelo Branduardi. Fiorente la sua attività artistica, si è esibito nei festival più prestigiosi sia in Italia che nel mondo. È il direttore artistico di Labyrinth Italia. MASIH KARIMI Pittore e musicista, ha iniziato a suonare il violino classico, successivamente quello elettrico e la chitarra classica. Nel 2002 la scoperta della musica tradizionale e del maqam gli cambia il corso della vita e inizia a suonare il Daf e il Tanbur. E’ stato allievo del maestro Ali Akbar Moradi. Nel 2007 ha ottenuto il diploma di insegnante di Daf e Tanbur. Nel 2021 si trasferisce in Italia per studiare pittura all'Accademia Albertina di Torino. Negli anni ha tenuto numerosi concerti e seminari in diverse città italiane. CIRO MONTANARI Nel 2003 inizia lo studio delle percussioni indiane (tabla) con il M. Matteo Scaioli a (Ravenna), che lo presenta a Pandit Sankha Chatterjee, riconisciuto maestro dello strumento già professore alla Rabindra Bharat University di Kolkata (India). Ha studiato a lungo in India, seguendo il tradizionale approccio indiano. Dal 2005 al 2009 ha frequentato presso il Conservatorio Arrigo Pedrollo di Vicenza i corsi di “Tradizioni musicali extraeuropee” sotto la guida del Maestro Federico Sanesi. Da diversi anni opera come musicista in Europa e all'estero, collaborando con diverse realtà artistiche e suonando in varie istituzioni accademiche e prestigiosi Festival di World Music.
TIZIANO TONONI
THE WINTER COUNTS (WE 'LL STILL BE HERE!)
Winter Counts si presenta come un vero e proprio concept album dedicato alle vicende della storia relativamente più recente e politica degli Indiani Americani, dall’oblio cui furono condannati durante una consistente parte del ‘900, fino alla rinascita di una nuova e diversa coscienza di sé e della propria identità Nativa, da preservare e valorizzare, che porta messaggi oggi attualissimi a cominciare dall’idea di essere stati, e di essere tuttora, i custodi della Madre Terra, Unci Maka per i Lakota, e non certo i di lei proprietari, né tantomeno i voraci sfruttatori, così come da subito si rivelarono essere i colonizzatori bianchi. TONONI non rinuncia anche in questo caso alla propria identità di musicista, capace di parlare, nonché di coniugare tra loro, linguaggi diversi ma comunque apparentati, e resi compatibili dal filtro di una propria sensibilità ereditata negli anni dai grandi esempi cui il batterista si è sempre ispirato, da Kirk all’Art Ensemble of Chicago, da Jimi Hendrix e Zappa a Don Cherry e Sun Ra, nella loro visione terzomondista della musica. Qui il blues incontra la musica estatica, e l’improvvisazione libera si coniuga con il groove, per una visione metrica della musica decisamente ad ampio respiro, innervata dalle geometrie del linguaggio del jazz più avanzato, così come da un afflato melodico che contribuisce a rendere emozionali alcuni degli episodi di questa saga, per molti versi cinematica. E’ stato un lungo lavoro di gestazione, di riflessione profonda e di confronto con i lavori precedenti, con i quali, anche idealmente, si possono individuare elementi di continuità, riconoscibili sia a livello della “narrazione” in musica, che per il messaggio che questa musica porta con sé. Per fare questo TONONI è ricorso al contributo assolutamente essenziale di uno straordinario gruppo di lavoro, che con lui ha condiviso visione e sentimenti/messaggi che questa musica vuole veicolare, dando così un apporto determinante al quadro finale...la voce di Marta Raviglia, il violino di Emanuele Parrini, le ance di Piero Bittolo Bon, Giulio Visibelli e Beppe Scardino, la tromba di Gabriele Cancelli, le tastiere di Luca Gusella e di PeeWee Durante, e le corde di Domenico Caliri, Bobby Lee Rodgers, Roberto Frassini-Moneta e Joe Fonda. A questi che sono stati gli interpreti sul campo della traduzione del pensiero di TIZIANO TONONI in musica, il batterista ha voluto aggiungere alcuni brevi ma estremamente significativi contributi letterari, di tre importanti scrittori americani come James Grady (I sei giorni del Condor), William Ferris (Blues from the Delta) e David Fulmer, autore di un grande documentario su Blind Willie McTell, nonché di un corposo contributo di Seba Pezzani, musicista, giornalista e traduttore di alcuni tra i più importanti autori statunitensi contemporanei. Tutto questo, e tutti questi straordinari musicisti, hanno reso possibile la messa in musica del sogno di TIZIANO TONONI, un sogno che ha avuto una gestazione decennale, e che ciascuno ha contribuito a plasmare, con il proprio bagaglio di conoscenze e sensibilità, come nelle migliori creazioni collettive, in questo caso originate da una serie di visioni ...le visioni, una parte consistente e determinante, ancora oggi, della vita, delle comunità Native Americane, attraverso cui viene sublimato il rapporto con la straordinarietà del mondo che ci circonda, e che ci sta chiamando prepotentemente ad un’attenzione assolutamente non più rimandabile. La loro parola d’ordine è Mitakuye Oyasin (tutto è connesso) è certamente un richiamo potente a prenderci cura del mondo.
BAROVERO FABIO
SOUNDS FOR A MEDITATION DAY
Vi è mai capitato di affidare il corpo ad un guaritore? Pietre calde, magneti bioenergetici, cose così… oppure il relax dopo una sauna. “Play” - ecco che l’operatore si collega ad uno delle migliaia di link di brani sulla rete con suoni di frequenze da guarigione – introduce così il suo nuovo progetto musicale Fabio Barovero, storico fondatore del gruppo dei Mau Mau - A volte però, a me succede di riconoscere in quei suoni certi pattern preconfezionati a disposizione dei programmi digitali di generazione musicale. E allora addio concentrazione! Tralasciando la scienza che ci dice che i 432Hz fanno benissimo e “risvegliano” la ghiandola pineale, vero è che come mi dice un mio caro amico musicoterapeuta professionista, ognuno ha la sua musica… Ecco, io mi sono accorto che, lontano dai pattern delle librerie digitali, questa che ho prodotto, quasi inconsapevolmente, per un lavoro di un documentario sull’arte, aveva un effetto profondo, mi rilassava moltissimo e mi aiutava a riacquistare energie. È ferma, ma con un movimento all’interno. Spero possa aiutare anche voi. Cancella lo smarrimento del vuoto disturbato dal falso silenzio della mente. E trova una via per ritrovare la concentrazione”. Dall’inizio del 2023 infatti l’artista ha lavorato per la colonna sonora di un film documentario sull’arte contemporanea: da questa esperienza ne è uscita la scoperta empirica che un ramo di queste musiche manifestava un vero e proprio effetto terapeutico all'ascolto “Si entra con sospetto, poi non si vuole più uscire”. Questa recensione de Il Mucchio Selvaggio sul suo primo album “Preghiere” evidenzia, come costante cifra stilista, la misteriosa seduzione degli oggetti sonori contenuti nei suoi dischi. (Il citato Preghiere, Sweet Limbo, Eremitaggi). Ora, con il nuovo album, che uscirà solo in digitale, fatto di suoni concepiti come strumenti psico-acustici per favorire la meditazione (Sounds for a Meditation 2 Day), si chiede all’ascoltatore il medesimo sforzo: l’ingresso in una dimensione da cui poi è difficile separarsi, con la promessa di scoprire in fondo all’ascolto la necessità di questa esperienza immersiva. Del resto, in tutti gli album di Barovero scorre costante una vera “ricerca di vita”, come indica il giornalista Chimenti a proposito del precedente lavoro “Eremitaggi”: “è un inno al sacro che incontra il profano”. Nella stessa prospettiva, Sounds For A Meditation Day è quindi un progetto che si offre come strumento di esplorazione interiore, accompagna l’ascoltatore in un’indagine: già dal titolo suggerisce palesemente il suo scopo, estendendolo al concetto smarrito di utilità profonda della musica.
ORCHESTRA COCÒ
Cocò' 80
Il processo di ascolto e riproposizione adattata al proprio ensemble, che in precedenza l’ORCHESTRA COCO’ aveva destinato alle grandi orchestre e ai grandi interpreti del primo novecento, ora si rivolge ai brani e gli autori di una decade caratterizzata dal distacco con quanto venuto prima e contemporaneamente influenzata dall’avvento di un’innovazione tecnologica ai suoi esordi nell’industria discografica. La rilettura di ciò che l’utilizzo di nuovi ausili elettronici ha generato, in termini di suoni ormai radicati nelle nostre orecchie, viene proposta con i soli strumenti acustici della tradizione manouche. Questo elemento diventa la parte più cospicua del nuovo impegno per il consolidato terzetto. In quest’ottica apre il disco il brano Relax (Frankie Goes to Hollywood). E’ qui che l’ingrediente più importante degli anni ’80, ossia il groove ossessivo, viene introdotto dal contrabbasso di Villani che scandisce l’intero pezzo. Arricchito da suoni puri, che riecheggiano onde sinusoidali di sintetizzatori ma che in realtà sono realizzati da un grosso diapason e da una campana tibetana, si innestano sul basso, la voce dello stesso Villani e le architetture del riff, diviso e reinterpretato dalle due chitarre che a metà brano incastonano come due pietre preziose i loro assolo. Il disco si dipana in maniera più consueta con She Drives me Crazy, un brano dedicato alla donna che ci fa impazzire (presente in ogni disco del trio) che, dopo un intro quasi progressive, ci riporta allo swing con un finale al raddoppio tutto da danzare. Dopo lo sfogo ballerino possiamo rilassarci con la poesia di Wonderful life arrangiata in stile ballad di piacevolissimo ascolto. Il cervello sarà stimolato invece con Sweet Dreams e il suo incastro ritmico. Eccoci quindi ai pilastri del pop, Culture Club e Madonna, spensieratezza e ritmo con Karma Chameleon e La Isla Bonita in cui un continuum di solo di Creni che ci porta nel virtuosismo della musica sudamericana. Poi brani più impegnativi Take On me in chiave swing e Mad World in tempo di walzer per stupirci e mentre canticchiamo insieme a Villani il quale subito dopo reinterpreta Cindy Lauper in Girls They Want Have Fun, la chitarra manouche di Maturo parafrasa il Synth dozzinale nel solo che sfocia in una nenia per bambini. Si va nel mondo dei sogni: Creni beffeggia un ipotetico arpeggiatore elettronico con una raffica di note in stile manouche e parte Never Ending Story. Il sogno si trasforma e diventa terrificante con Thriller. Qui il capolavoro di Michael Jackson viene prima orchestrato con trilli e contrabbasso suonato con l’arco, che poi viene abbandonato per un altro groove che fa controparte all’inizio del disco. In chiusura il trio si congeda con Who Wants To Live For Ever dei Queen e la speranza che questo disco abbia sollecitato gli ascoltatori a cantare con loro già dal primo ascolto.
ABDO/BUDA/ MARCONI
OLTREMURA
La matrice mediterranea e mediorientale, dai tre dichiarata come unica "origine musicale" del trio, si apre a velate escursioni dal sapore contemporaneo, richiami ai nigun ebraici e alla forma blues arcaica. Il tutto sempre sviluppato con arrangiamenti ricchi di dettagli e sorprese, in percorsi sinuosi che portano l’ascoltatore ad esplorare nuove soluzioni e impasti timbrici. I brani tradizionali inseriti nell’album, spaziano da un grande classico dei Balcani come Ajde Jano, che il trio trasforma in una tessitura quasi contrappuntistica - interrotta da un improvviso intermezzo dal sapore latin-jazz - a Trantela, una tarantella giunta dall’Azerbaijan alle orecchie del Trio grazie al suonatore di oud Siriano Orwa Saleh - col quale esiste una fervida collaborazione - e che getta un ponte sorprendente fra Sud Italia e Caucaso. La voce di Ashti Abdo reinterpreta in solo una melodia, più precisamente un Om, del musicista curdo Hafez Nazeri, mentre in Dêre Sorê dà corpo ad un canto tradizionale, sempre curdo, dove l’intensa cadenza a pizzico di Manuel Buda si dissolve in un intreccio di corde che sostiene con vigore una melodia popolare da cantare tutti in coro. Lo scambio fra i tre componenti è continuo e proficuo: in Bê Sînor, Fabio Marconi trasforma il tema scritto da Ashti Abdo in una sequenza di accordi e walking bass dal sapore sub sahariano, sul quale i due compagni si lanciano in voli pentatonici che, suonati da saz e chitarra classica, creano un’atmosfera nuova e speciale. A partire dalla title track, Oltremura, il Trio ha creato e interpretato brani che raccontano un oggi fatto di persone e musiche iper-mobili. Un oggi che è il risultato di ascolti, fin dai tempi dell’infanzia, di musiche dal Medio Oriente, dall’Africa, di pop mainstream ma anche di Domenico Modugno e di prog., e che appartiene a una moltitudine di persone. Un oggi che, come titola la riuscitissima Bê Sînor, non conosce confini.
OGHLAN BAKHSHI
Journey across the Steppes (Musical traditions of Central Asia Turkmenistan)
Journey Across the Steppes consiste in una selezione di canzoni tradizionali e brani strumentali del Tukmenistan eseguiti dal giovane virtuoso del bard e del dutar OGHLAN BAKHSHI, nome d’arte di Mohammad Geldi Geldi Nejad. Nato nel 1993 nella regione turkmena dell’Iran, ha iniziato a studiare il dutar seguendo le orme del padre, il noto maestro di gyjak , Abdolghaffar Geldinejad. All’età di nove anni considerato il suo particolare talento e alla sua abilità musicale, i più importanti maestri della musica turkmena gli riconobbero Il titolo onorifico di OGHLAN BAKHSHI, che significa letteralmente persona che ha appreso l’arte del suono del dutar e del canto in giovane età. E’ la seconda persona a cui, nel secolo scorso, venne conferito questo titolo, dopo il grande maestro Sahy Jepbarow (1905-1977), uno dei più importanti virtuosi della scuola bagşy. Oghlan ha studiato musica turkmena con i maestri Çary Sähetmyradow, Osman Güjimow e Akmyrat Çaryýew, si è diplomato al Turkmen National Conservatory in Turkmenistan e attualmente sta seguendo un master alla Wesleyan University negli Stati Uniti. OGHLAN BAKHSHI si è esibito in concerti di musica tradizionale sin dall’infanzia partecipando a prestigiosi festival in Iran, Tukmenistan, Turchia, Franca Spagna e Repubblica Ceca.
CENK GURAY'S BAROQUE MINIATURES
Sounds of Cycle (Circulating Melodies and Narrative between East and West)
Una delle costanti della poetica musicale di CENK GURAY è sicuramente il suo continuo gettare ponti fra stili e mondi diversi cercando punti di contatto, terreni comuni, superando steccati ideologici o culturali fra mondi apparentemente molto distanti fra loro. Già con The Fountain (Felmay 2008) primo album della lunga collaborazione di Cenk con Felmay, l’idea di base è stata l’incontro fra la musica folk, considerata di bassa estrazione e la strumentazione propria della cultura alta della musica classica ottomana. Lo stesso approccio sottende alle scelte dei successivi album Erguvan e Ote (Felmay 2017) e Anatolian dances (Felmay, 2022) pubblicato a nome DEM TRIO di cui Cenk è animatore e portavoce a fianco di due interpreti importanti della musica classica ottomana di oggi, Murat Ali Tokac e Derya Turkan. E’ proprio in quest’ottica che possiamo meglio comprendere le scelte operate in Sounds of Cycle, album nato con l’idea di evidenziare come i due universi culturali di Occidente e Oriente in realtà condividano una memoria culturale comune. Superando le abitudinarie coordinate spazio temporali, ecco quindi Handel e St Colombe fianco a fianco in una scaletta in cui compaiono trascrizioni del famoso musicologo e compositore armeno Komitas e brani tradizionali di varie parti della penisola anatolica. Nato ad Ankara nel 1973, Cenk Guray Dopo un lungo percorso di formazione accademica, attualmente lavora come professore di Teoria Musicale presso il Dipartimento di teoria della Musica del Conservatorio dell’Università Hacettepe di Ankara concentrandosi principalmente sulla Teoria della Musica Turca Analisi del Makam e Teoria dei Cicli. Suonatore di bağlama, come performer, compositore e ricercatore ha partecipato a molti simposi, conferenze, concerti, seminari, workshop, master class, programmi TV-Radio, progetti discografici in tutto il mondo. Ha scritto e curato molti libri, articoli, racconti e poesie riguardanti la sua area di studi. Cenk Güray è anche il direttore dell'Ensemble for Anatolian Music Cultures e membro del comitato scientifico del Centro culturale Atatürk.
MUNOJAT YULCHIEVA
Selected Pieces (Classical Music of central Asia)
MUNOJAT YULCHIEVA è la principale interprete della musica classica uzbeka e dello stile persiano noto come Shashmaqâm. Le si riconosce uno stile vocale unico e un carisma non comune. Nata nel 1960 in un villaggio della Valle della Ferghana, vicino a Tashkent, ha iniziato a cantare fin dal bambina intraprendendo una carriera come cantante d'opera fino a quando non è emersa, successivamente, la sua naturale inclinazione verso la tradizione della sua terra, elemento che sembrava scritto già nel suo nome che significa Ascesa a Dio o più semplicemente preghiera. Nel 1977 entra in Conservatorio, accompagnata dal suo maestro Shavkat Mirzaev, famoso suonatore di rebab. Shavkat Mirzaev le insegna i segreti del Makam, la forma classica della musica uzbeka per i successivi due anni. Da allora la sua stella ha iniziato a splendere in Uzbekistan e poi in molti altri paesi del mondo. Nel 1991 è stata insignita del titolo di «Artista Nazionale dell'Uzbekistan», a cui hanno fatto seguito molti altri riconoscimenti in patria e all'estero.
DANIELE CAVALLANTI & THE SONGLINES BAND
THE DREAMTIME
Il sassofonista e compositore milanese DANIELE CAVALLANTI, classe 1952, attivo sulla scena nazionale ed internazionale dal 1970, co-leader, insieme al batterista Tiziano Tononi, della storica band Nexus, tra i membri fondatori della celebrata Italian Instabile Orchestra, presenta il suo ultimo lavoro discografico da leader con una band dalla formazione atipica, almeno per gli standard odierni, con due sassofoni, due tromboni, due contrabbassi e batteria. Chi però conosce il lavoro e il background di DANIELE CAVALLANTI sa degli ovvi, e voluti, rimandi ai gruppi di Archie Shepp con due tromboni, i lavori di Coltrane e Ornette Coleman con due bassi (Olè Coltrane, Live in Seattle, Ascension), i quartetti di Coleman con Charlie Haden e David Izenzon e, più tardi, con Tony Falanga e Gregg Cohen, per non parlare di Free Jazz. I brani del CD, tutti a firma di Cavallanti, e The Stalking Moon di Tononi presentano una musica potente e magmatica, come sempre densa di imprescindibili riferimenti al linguaggio afro-americano filtrato e rivisto dalla sensibilità e creatività di tutti i musicisti coinvolti nel progetto.
GUO GAN
Guo Gan Swordmen Trio
Il Maestro GUO GAN è stato il primo musicista tradizionale cinese, suonatore di Erhu, a vincere molti premi internazionali. Ha ricevuto la medaglia dell’Ordre des Arts et des Lettres di Francia nel 2016. Diplomato in musica (in Erhu in particolare) presso il Conservatorio di Shenyang (Cina) e con un master presso la National Music School di Fresnes (Parigi), GUO GAN ha tenuto più di 5000 concerti in più di 100 Paesi e ha partecipato alla pubblicazione più di 80 album, a nome suo o arricchendoli con la propria musica, spaziando fra i generi:world music, classica, jazz, balletto, opera e pop. Suoi interventi sono apparsi nelle colonne sonore di moltissimi film sia cinesi che occidentali. Fra i vari ricordiamo KungFu Panda 3, Shaolin, e L’Idole. GUO GAN suona abitualmente nelle più rinomate Music Hall del mondo (tra cui come la Carnegie Hall e il Lincoln Center Hall (New York). Ha lavorato con molti artisti di fama internazionale quali Lang Lang, Hans Zimmer, Yvan Cassar, Didier Lockwood, Gabrel Yared, Jean François Zygel, Nguyen le, Mathias Duplessy, Sebastien Damiani fra gli altri, e ha una ricca esperienza musicale con grandi orchestre quali l’Orchestra Nazionale Sinfonica di Parigi, New York e Cina. Il suonatore di Pipa LIU YI QING proviene da una famiglia di musicisti e ha iniziato lo studio dello strumento col padre all’età di 6 anni. Nel 2005 si è trasferito in Francia per proseguire gli studi conseguendo il diploma presso il Conservatorio di Parigi e il Conservatorio di Saint Maur des Fosse ottenendo anche un diploma DEM in jazz e studiando improvvisazione presso il Conservatorio di Aubervilliers. LIU YI QING è molto attivo nella diffusione e promozione della musica cinese e soprattutto della sua interazione con la musica occidentale, ha collaborato con musicisti da tutto il mondo in repertori, stili e generi diversi quali Rock, Hip-hop, Elettronica, Pop, Blues, Flamenco, ecc ... Fra i suoi intenti, oltre a cercare di individuare la direzione della nuova musica cinese, c’è anche il forte desiderio di contribuire ad una autentica interazione artistica ed integrazione universale fra i suoni di tutto il mondo, favorendo la pace universale. Il Guzheng è uno strumento tradizionale cinese le cui origini risalgono a circa 2500 anni fa. Il suo suono nitido e potente è in grado di esprimere molte emozioni: può essere ruvido e audace, ma anche delicato ed elegante a seconda dell’intensità del brano . E’ uno degli strumenti più popolari in Cina. CHEN JIAN ha iniziato a suonarlo all’età di 6 anni sotto la guida di valenti maestri.
JINN (ALBERTO N.A. TURRA PEPPE FRANA)
JINN
Una combinazione strumentale originale e inusitata quella del duo (chitarra elettrica e oud), nata da un’affinità musicale e ancor di più personale e spirituale, fra ALBERTO N.A.TURRA e PEPPE FRANA, artisti già da tempo presenti nel catalogo Felmay. Da un lato le frequentazioni downtown newyorchesi (John Zorn e i suoi accoliti), dall’altro le musicalità proprie dell’universo sonoro mediorientale nelle sue varie diramazioni storiche fino a comprendere il nostro Medio Evo Mediterraneo. Il Jinn è una creatura sovrannaturale scaturita dalle credenze animiste del vicino oriente pre-islamico: generalmente uno spirito del deserto dispettoso, quando non crudele, associato al fuoco e ai malanni, che mostra un volto più serafico e bonario nelle scritture coraniche, nelle fiabe e nei proverbi. Il Jinn presidia quasi sempre un luogo segreto, un oggetto di potere, una sapienza nascosta che occulta e protegge. Nullus locus sine genio. Alcuni trovano la sua origine nel genius loci dei romani, sapienza nascosta che occulta e protegge. JINN si infonde dei suoni e dei ritmi di luoghi e tempi lontani ed espira musica elettrica; l’incontro di due strumenti musicali che hanno in comune le corde e il plettro oltre all’essere stati testimoni di buona parte del percorso dell’umanità. Un dialogo fra suoni “dispari” che diventa un disco dalla trama insolita e avvolgente. ALBERTO N.A.TURRA Chitarrista, compositore, improvvisatore, sta a Milano e vanta diverse collaborazioni che lo conducono ad un’intensissima, attività concertistica. Ha suonato in alcuni tra i più importanti festival italiani e internazionali tra gli altri Victoria-Gasteiz Jazz Festival (Spain), Jazz Festival Saalfelden (Austria), Le Printemp de Bourge (France), Torino Jazz Festival, Roma Jazz Festival, Udine Jazz, Arezzo Wave, Premio Ciampi, Milano Film Festival, Primo Maggio Piazza San Giovanni (Roma), Chant Records Launch Festival (NUblu N.Y.) alturbogolfer.blogspot.com PEPPE FRANA Sin dalla giovane età studia chitarra elettrica e si appassiona al rock d’oltremanica. Ventenne viene folgorato dall’interesse per le musiche modali extraeuropee attraverso la musica di Ross Daly e intraprende lo studio dell’oud turco e di altri cordofoni a plettro durante frequenti viaggi in Grecia e in Turchia, dove frequenta alcuni tra i più rinomati maestri: Yurdal Tokcan, Omer Erdogdular, Murat Aydemir, Daud Khan Sadozai, Ross Daly stesso. Dall‘incontro con i membri dell’Ensemble Micrologus scaturisce l’interesse per la musica del medioevo europeo e per il liuto a plettro, di cui diventa presto uno dei più apprezzati solisti e insegnanti, specializzandosi nel repertorio trecentesco Italiano. Dal 2013 al 2015 studia liuto medievale presso la Schola Cantorum Basilensis sotto la guida di Crawford Young, inaugurando la sua prima esperienza di studio musicale accademico. È laureato con lode in filosofia presso l’Istituto Universitario “L’Orientale” di Napoli. Collabora stabilmente con molteplici artisti e progetti musicali nell’ambito della musica antica, orientale ed extracolta e svolge una florida attività concertistica in tutto il mondo. È il direttore artistico del progetto Labyrinth Italia.
FABIO GIACHINO FEDERICO MARCHESANO
Mizu
Quello che probabilmente accomuna due musicisti apparentemente lontani come FEDERICO MARCHESANO e FABIO GIACHINO è l’irrequietezza. Troviamo GIACHINO in contesti tipicamente jazz (come testimoniano le frequenti collaborazioni con Flavio Boltro e Furio di Castri) e subito dopo nel sound elettronico dei TUN. MARCHESANO passa con naturalezza dal jazz cameristico di Louis Sclavis alla musica classica. Pur vivendo nella stessa città, Torino, i due non si erano mai incontrati sul palco, neppure per una jam session. Risale a molti anni fa però un fugace incontro al Café des Arts, occasione in cui i due decidono che prima o poi avrebbero suonato insieme, incuriositi dalle rispettive differenze stilistiche. Nel 2021, infine, decidono che i tempi sono maturi e così iniziano a provare incessantemente alcune composizioni originali.e nel 2022 entrano in Studio a Torino registrando in diretta una serie di brani di quello che è il loro primo album, Mizu prodotto dalla Felmay records. FEDERICO MARCHESANO - Diplomato in contrabbasso al Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino e perfezionatosi con il virtuoso Franco Petracchi, ha successivamente studiato improvvisazione e composizione con Stefano Battaglia e Louis Sclavis. Ha svolto l’attività professionale in molte orchestre classiche tra cui: European Union Youth Orchestra, Orchestra dell’ Accademia di S.Cecilia, Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, Orchestra da Camera di S. Accardo, Orchestra del Teatro Regio di Torino. Ha suonato sotto la direzione di: Colin Davis, Myung Whun Chung, Bernard Haitink, Eliahu Inbal, Lorin Mazel, Gianandrea Noseda, Geffrey Tate, John Axelrod, Juraj Valcuha, Mikhail, Pletnev. E’ leader del quartetto jazz Atalante, con Louis Sclavis ai clarinetti, Mattia Barbieri alla batteria ed Enrico Degani alla chitarra classica. E’ primo contrabbasso dell’Orchestra Filarmonica di Torino. Ha inoltre suonato con: Fabrizio Bosso, Stefano Battaglia, Butch Morris, Bob Moses, Jon Balke, Stefano Bollani,Gianluigi Trovesi, Ettore Fioravanti, Zeno de Rossi, 3quietmen, Emanuele Cisi, Mary Halvorson, Giorgio Li Calzi, Pasquale Mirra, Flavio Boltro, Francesco Bigoni, Domenico Caliri, Emanuele Maniscalco, Carlo Actis Dato, Achille Succi, Aljazzeera, Roberto Cecchetto,Mauro Ottolini, Eric Groleau, Quintetto Bislacco, Gianmaria Testa, Saba Anglana, Cristiano Calcagnile, Fulvio Maras, Gegè Telesforo. FABIO GIACHINO – Si forma come organista classico, pianista e compositore, laureandosi in Organo e C.O. e Jazz presso i Conservatori di Alessandria e Torino. E’ stato insignito da alcuni dei premi più importanti a livello Internazionale e Nazionale tra cui: Premio Massimo Urbani 2011, Premio C.Bettinardi 2011, Premio speciale Bucharest 2014, ed è stato Artist in residency presso l’Ambasciata Italiana di Copenaghen nel 2016. La sua visione artistica sconfina i limiti di genere, includendo elementi dell’improvvisazione jazzistica con la musica classica e la produzione elettronica in un unico linguaggio espressivo. E’ impegnato in un’intensa attività concertistica che lo ha visto esibirsi in tutto il mondo tra cui: Stati Uniti, Giappone, Canada, Libano, Russia, Nepal, Messico, Turchia, Iran. Tra le esibizioni e collaborazioni principali ricordiamo quelle con: Randy Brecker, Dave Liebman, Flavio Boltro,Furio Di Castri, Gavino Murgia, Patrice Heral, Javier Girotto, Rosario Giuliani, Giovanni Falzone, Max Ionata.
TIZIANO TONONI EMANUELE PARRINI
The Many Moods of Interaction
La compatibilità tra TIZIANO TONONI ed EMANUELE PARRINI è frutto di un percorso lungo e articolato, che data come inizio il 2001/2002, anni in cui i due musicisti hanno iniziato la loro collaborazione con il progetto Rotella Variations, di cui il violinista era co–titolare insieme a Tiziana Ghiglioni. Da lì in poi si sarebbero sviluppate diverse e molteplici occasioni per mettere a confronto le rispettive visioni e concezioni di una musica, il Jazz in senso lato, a cui entrambi rivendicano orgogliosamente un’appartenenza ideale, e il cui linguaggio in senso evolutivo ha sempre costituito un motivo di indagine e di costante interesse nel tempo. Attraverso le collaborazioni con l’Italian Instabile Orchestra, i gruppi/progetti della Ghiglioni, l’incontro con William Parker e la partecipazione ai reciproci progetti individuali, oltre che all’ingresso nel 2007 di PARRINI nello storico gruppo NEXUS, che TONONI dirige da quarant’anni con Daniele Cavallanti, lo “strano” sodalizio tra batteria e violino trova il suo sbocco ultimo in questo duo, registrato nell’Autunno del 2021, in cui i due musicisti si confrontano sulla base dell’ascolto reciproco, senza fronzoli, senza intermediario alcuno, sulla base del rapporto quasi ancestrale tra le componenti fondamentali, primordiali del fare musica, la melodia e il ritmo. Per chi è avvezzo ad alcune delle loro avventure in musica si potranno scoprire dei lati inediti di entrambi, un dialogo sorprendente in cui a volte le parti sembrano scambiarsi i ruoli… per chi invece vorrà scoprire cosa significa suonare liberamente insieme, in un duo strumentalmente quasi inedito, sarà l’occasione per capire che in fondo non conta tanto il “che cosa”, ma il “come”, e che c’è e ci potrà sempre essere modo di suonare insieme con qualunque tipo di organico, poco importa quanto atipico o “strano”, se solamente si da spazio alla propria immaginazione, senza porsi dei limiti, mettendo in campo l’ingrediente che, da ascoltatore come da produttore di suoni, pensiamo sia fondamentale, in tutte le espressioni dello spirito: la curiosità, che è apertura al nuovo, al mondo, agli altri, un modo di restituire al Jazz una parte costitutiva della sua anima originale, nata spuria. EMANUELE PARRINI sta divenendo un punto di riferimento nell’innovazione del linguaggio improvvisativo sul violino. Impegnato su diversi fronti, condivide le esperienze di numerosi gruppi di orientamento musicale differente, dall’Italian Instabile Orchestra, al Dinamitri Jazz Folklore, ai gruppi di Tiziano Tononi e Daniele Cavallanti e ha all’attivo una quantità impressionante di collaborazioni: Cecil Taylor, Amiri Baraka, John Tchicai, Anthony Braxton, William Parker, Butch Morris, Marc Ribot e molti altri. TIZIANO TONONI è membro fondatore dell’Italian Instabile Orchestra, con cui ha suonato nei maggiori festival internazionali, e di Nexus. Ha inciso per le etichette ECM, Enja, Leo Records, Black Saint, Soul Note, Splasc(h), Red Record, LongSong ed ha vinto numerosi premi della critica, nazionali ed internazionali. Ha suonato e/o registrato con Tiziana Ghiglioni, Gianluigi Trovesi, Roberto Ottaviano, Dino Betti Van Der Noot, Giancarlo Schiaffini, Enrico Rava, Muhal Richard Abrams, Pierre Favre, David Friedman, Dave Liebman, Jean Jacques Avenel, Oliver Johnson, Maggie Nicols, Andrew Cyrille, Barre Phillips, Mark Dresser, Ray Anderson, Steve Lacy, Dewey Redman, Tony Scott, William Parker, Cecil Taylor, Glenn Ferris, Mark Dresser, Herb Robertson, Steve Swell, Joe Fonda, Jaimoe, Roswell Rudd. Ha vinto con due lavori a proprio nome – “Awake Nu A / A Tribute To Don Cherry” e “We Did It, We Did It (Rahsaan & The None”) – entrambi su etichetta Splasc(h) Records, le edizioni del TOP JAZZ 1996 e 2001. Nel2022 con il cd Call for a New Life (felmay 2022) a nome Nexus ha ricevuto il premio alla carriera dalla rivista Musica Jazz.
BIRKIN TREE
4.0
BANDA BLONDEAU
Banda Blondeau
VAL BONETTI
A WORLD OF LULLABIES
TRE MARTELLI
Concerto di Natale
MANDOL'IN PROGRESS
In The Court Of The Mandolin King