I Nidi d’Arac, da sempre sperimentatori della tradizione folcklorica attraverso l’uso di macchine elettroniche e di strumenti musicali del nuovo millennio, presentano un album insolito, completamente acustico.
Chitarre, violino, pianoforte, tamburelli per un tributo alla musica popolare salentina attraverso la composizione di musiche ispirate a questa terra ricca di immagini umane magicamente suggestive.
Un album in cui la storia e le tradizioni dell’ antico e rurale Salento viene raccontata dalle sue stesse canzoni: come la title-track Salento senza tempo che racconta l’essenza della radicazione salentina rappresentata da un anziano signore testimone intramontabile dei passaggi generazionali, o 29 Giugno ispirata al giorno in cui, annualmente, le tarantate si recavano alla basilica di S.Paolo a Galatina per ringraziare il santo della grazia ricevuta, fino ad Ipocharia (in griko “malessere interiore”) pizzica contemporanea composta pensando allo stato di angosciante tristezza che accompagnava i tarantati.
Oltre alle composizioni originali, i Nidi d’Arac in questo album ripropongono dei brani tradizionali che negli anni settanta alcuni ricercatori appresero registrando sul campo le voci di anziani cantori salentini. Queste registrazioni etnomusicologiche rivivono nell’album dei Nidi d’Arac con una nuova dimensione, infatti i nuovi arrangiamenti, ideati da Alessandro Coppola, nonostante il sapore acustico e il grande rispetto per le fonti, hanno un gusto estremamente contemporaneo; merito anche degli ospiti d’eccezione come Andrea Pesce, pianista dal gusto semplice e malinconico ex componente dei Tiromancino, l’organetto di Claudio Prima, uno dei più interessanti d’Italia e il violoncellista albanese Redi Hasa.
Dalle dolcissime serenate Sia benedettu ci fice lu mundu e Su vinutu luntanu luntanu alle ninne nanne Nnazu nnazu fino a storie di malavita nelle carceri leccesi Su rrivatu a San Frangiscu da Aremo rindineddha e Klama, brani divenuti dei classici della cultura grika (Salentino/ellenica) fino alla Pizzica tarantata magica sequenza di note usate da Luigi Stifani nei rituali di tarantismo negli anni 50 per poi finire con Tamburi a San Rocco: session di percussioni tra le nuove e antiche scuole di tamburello dedicate al Santo patrono di Torrepaduli.
Questo nuovo lavoro vede infatti la partecipazione dei Tamburellisti di S. Rocco un ensemble di tamburelli formato da due delle scuole di percussioni sud italiane più prestigiose al mondo:
la prima rappresentata dalla più istituzionale scuola di tamburellisti del Salento, quella di Torrepaduli, la seconda rappresentata da Andrea Piccioni, percussionista italiano noto nel mondo per la sua concezione del tamburello come strumento applicabile in qualsiasi contesto e stile musicale con un’apposita tecnica per sviluppare lo strumento a 360 gradi.